Sul Monte di San Giovanni, a Giuggianello, c’è un luogo che porta tracce di riti antichi e credenze religiose. I commensali del ristorantino degustano i piatti con vista e prima delle serate o di un pranzo, Antonio, il proprietario del Fòllaro, veste i panni di Cicerone e li porta a spasso nel tempo. Si avvicina alla grotta, la chiesta rupestre di San Giovanni Battista, e inizia i suoi racconti affascinanti…
La presenza della Cripta di San Giovanni Battista è una testimonianza del basilianesimo nel Salento. Una cavità artificiale scavata nella roccia, dotata di decorazioni parietali, si presenta con un impianto a tre navate, separate da due pilastri centrali nello scavo. Le origini della Cripta bizantina sono, forse, da ricercare nell’insediamento dei monaci basiliani nel Salento (circa I secolo dell’anno mille). Qui, i monaci celebravano funzioni religiose con rito greco-ortodosso. Negli anni successivi, perseguitati dai papi che si succedettero, eliminarono i riti, la grotta cadette in disuso e, con il passare degli anni, la devozione al Santo si disperse.
Ma un’antica leggenda popolare la legherà per sempre a Giuggianello e al destino dei suoi abitanti. Al di la di quella collina, infatti, dove si erge oggi la Cripta, infatti, abitava il vecchio “massaro” della masseria Armino. La figlia, cagionevole di salute, era spesso ammalata, e aiutava come poteva la sua famiglia portando a pascolo le pecore nei pressi della Chiesa rupestre. Proprio lì, un giorno, le apparve San Giovanni che le promise guarigione eterna. La figlia guarì ed il padre, in segno di gratitudine, riportò la cripta all’antico splendore. Qui, il parroco del tempo, ogni 24 giugno, festa del Santo, celebrava la messa, e il massaro, alla fine della funzione religiosa, offriva ai fedeli vino e formaggio in segno di devozione. La grotta fu imbellita proprio in quel periodo. Siamo nel 1700 circa e la data incisa all’ingresso ne porta ancora testimonianza. E in quella vecchia aia posta dinanzi alla Cripta, inebriati dal vino, i fedeli ballavano a suon di pizzica. Nasce così una delle prime sagre della tradizione salentina che ancora oggi celebra. Il 24 giugno di ogni anno, durante i festeggiamenti della Sagra di San Giovanni, in cima alla collina, infatti, gli abitanti di Giuggianello portano avanti la tradizione del vecchio massaro, dispensando durante la festa, formaggi e vino.
Tante e diverse sono le leggende e le storie narrate e legate a questa Cripta e Antonio ve le racconterà una ad una. Eventi magici, riti ancestrali, danze e tamburi che si perdono nella notte, credenze e strane combinazioni astrali che danno vita, ancora oggi, a fenomeni affascinanti che lasciano senza fiato, come quello che avviene nel giorno del solstizio d’inverno, unico giorno in cui i raggi del sole colpisce e illumina l’affresco e il Santo, creando un gioco di luci e colori unico. Nella religione greca-ortodossa antica, infatti, i due solstizi erano chiamati “porte”: “porta degli dei” quello l’invernale e “porta degli uomini” quello estivo. E i monaci, che ne sanno una più del diavolo, non avranno di certo lasciato al caso la luce che illumina la porta degli dei.